Questo perché deve essere chiaro a tutti che start-up non significa aprire una nuova attività, e quindi il termine si potrebbe riferire vagamente alle fasi embrionali ed iniziali di vita di una qualsiasi impresa, bensì il termine “start-up” si riferisce ad un modello di business replicabile e scalabile.
Nella patria delle Start-up, la Silicon Valley, dove continuamente nascono, crescono o muoiono decine di nuove idee imprenditoriali questo è un tema affrontato da anni.
Ciò che caratterizza e muove una start-up in senso stretto è comunque rappresentato da una idea imprenditoriale, attività che implica sempre la ricerca e la scoperta di introdurre nuovi beni, servizi, processi, materiali e modelli di fare impresa.
Visto così è un processo imprenditoriale e naturalmente questo implica di riconoscere che l’idea messa in campo e da realizzare attraverso una start-up ha un limite fondamentale, che è quello di assumere ed accettare il rischio di un insuccesso totale.
La scelta di avviare una start-up è quindi legata alla capacità di uno o più individui che la promuovono e ne attuano la nascita e lo sviluppo, di valutare e percepire che in un determinato contesto può esserci l’opportunità di sviluppare qualcosa di nuovo che sia in qualche modo sostenibile da un punto di vista economico e gli possa far raggiungere un determinato profitto, una volta trasformata l’idea in impresa vera e propria.
Dunque l’imprenditore che avvia una start-up è continuamente preso da una scoperta continua di possibili opportunità che magari già sono presenti e non viste all’interno di un certo contesto e di sfruttarle al massimo, realizzando un vero e proprio processo creativo, più che di grigia computazione economico-finanziaria, ed inoltre questo significa in ultima istanza che l’imprenditore di successo è innanzitutto un innovatore.
E’ chiaro che l’imprenditore o l’aspirante imprenditore che desidera avviare una nuova attività, una start-up, non si inventa dal nulla e, seppur potrà non possedere risorse finanziarie con sé per poter avviare e sviluppare la sua idea di business, dovrà certamente avere importanti soft skills nel suo bagaglio personale per poter raggiungere gli obiettivi prefissati.
Si parla moltissimo di soft skills dei lavoratori, ma più difficilmente si legge o si sente di chi ha affrontato questo tema: l’imprenditore, specie all’inizio della sua attività, deve avere sicuramente una grande capacità di gestione dello stress e di resistenza, proprio perché con caparbietà ed impegno massimo (il suo lavoro in questo momento iniziale giocherà un ruolo preponderante se dispone di risorse limitate da impegnare per altri collaboratori) dovrà avviare e consentire lo sviluppo della propria idea imprenditoriale, scontrandosi continuamente contro enormi difficoltà (la ricerca dei mercati, la ricerca di collaborazioni, la comprensione dei vincoli legali, etc.).
Una regola che vale per tutte le imprese, ma sicuramente è d’oro per quelle neonate, è la capacità dell’imprenditore di fare network e di costruire una rete di relazioni tra clienti, partner, fornitori ed altre parti interessate che possano consentire di contribuire allo sviluppo robusto della propria idea imprenditoriale, una competenza di tipo “soft” irrinunciabile.
Per ultima, ma non ultima, la competenza di riuscire a creare un team di lavoro, propedeutico alla delega di compiti e responsabilità e consentire la piena operatività aziendale, riuscendo ad includere, coinvolgere, ispirare i propri collaboratori fin dall’inizio.
Secondo alcune Survey e studi afferenti a questo tema condotte in Italia e all’estero in sintesi le conoscenze che sono oggetto di maggiore interesse per gli start-upper sono le seguenti:
- Teamwork
- Problem Solving
- Comunicazione
- Creatività e intuizione
- Gestione dello stress
In effetti ad una prima lettura sembrano quelle presenti di default in tutti i CV che girano nelle aziende e sui motori di ricerca ed offerta di lavoro, ma probabilmente è necessario soffermarsi meglio sul significato di queste parole e di cosa in realtà rappresentano in pratica, attivandosi, se già non fossero in qualche modo innate, nell’acquisirle con specifici percorsi formativi.