Nel 2019 i protesti iscritti nel Registro informatico sono stati 412.962, di cui 349.392 cambiali (84,6%) e 63.570 assegni (15,4%).
Il loro ammontare è pari a circa 553 milioni di euro: quasi 353 milioni riguardano le cambiali (63,8%) e circa 200 milioni gli assegni (36,2%).
I protestati sono 115.281: 96.270 sono persone (83,5%) e 19.011 imprese (16,5%).
Rispetto al 2013 (primo anno della nuova serie storica) i valori sono tutti in calo: numero dei protesti -65,4%, ammontare -79,5%, soggetti protestati -53,0% (di cui persone -49,7%; imprese -64,8%).
40,5‰ Il tasso di cambiali protestate su 1.000 emesse Da 85 per mille nel 2013. | 1.339euro L’importo medio dei titoli di credito protestati | 1,6‰ Il tasso di persone protestate I tassi più alti si registrano al Sud e nelle Isole. |
In forte flessione i protesti dagli anni Settanta ad oggi
I protesti hanno assunto rilevanza statistica dalla fine degli anni Venti (con oltre un milione di protesti l’anno)i[1], aumentando soprattutto a partire dagli anni successivi alla Seconda guerra mondiale per raggiungere i livelli più alti alla fine degli anni Sessanta (oltre 16 milioni all’anno). Dai primi anni Settanta iniziano a diminuire fino a scendere sotto il milione dal 2014. Nel 2019 ne sono stati registrati 412.962 (-65,4% rispetto al 2013, primo anno della nuova serie storica).
Rispetto al 2013, la flessione ha interessato tutte le ripartizioni geografiche del Paese – con variazioni che oscillano da -68,4% nel Nord-est a -63,0% nel Nord-ovest – e tutte le regioni con differenze fra loro molto accentuate (-81,0% nelle Marche e -58,0% nel Lazio).
Su tutto il territorio nazionale il calo ha riguardato le cambiali (-63,7%) e ancora di più gli assegni
(-72,5%).
Le cambiali diminuiscono in modo abbastanza omogeneo a livello di ripartizione (con variazioni comprese fra -65,1% nelle Isole e -62,7% al Sud) e più diversificato a livello regionale (da -78,9% nelle Marche a -55,3% nel Molise). Gli assegni, invece, mostrano una dinamica maggiormente differenziata sia a livello di ripartizione (da -91,2% nel Nord-est a -61,6% nel Nord-ovest), sia di regione (da -100,0% in Valle d’Aosta a -56,6% in Lombardia).
A diminuire sono soprattutto i protesti associati alle persone giuridiche, ovvero imprese, condomini, società, attività commerciali e altri soggetti giuridici (di seguito indicati come “imprese”), sia per le cambiali (-74,5%; con variazioni massime nel Nord-est, -81,1%, e minime al Sud, -66,8%) sia per gli assegni (-75,1%; con differenze territoriali più accentuale: da -91,4% del Nord-est a -59,5% del Centro).
I protesti associati alle persone fisiche diminuiscono del 55,1% in caso di cambiali (con flessioni abbastanza omogenee su tutto il territorio: da -57,9% al Sud a -52,2% al Centro) e del 67,9% in caso di assegni (con differenze più marcate fra le aree geografiche: da -90,4% del Nord-est a -57,9% del Nord-ovest).
PROTESTI LEVATI, SOGGETTI PROTESTATI, AMMONTARE E IMPORTI MEDI
Anni 2013-2019, valori assoluti e percentuali; ammontare in migliaia di euro e importi medi in euro
Soprattutto cambiali fra i titoli protestati
Le cambiali (e tratte accettate) protestate sono state 349.392 nel 2019 (l’84,6% del complesso dei titoli di credito protestati, con quote che raggiungono il 96,1% nel Nord-est, il 96,0% al Sud e il 92,0% nelle Isole), e gli assegni 63.570 (il 15,4% del totale dei protesti, con quote più consistenti nel Centro e nel Nord-ovest, rispettivamente 28,3% e 25,3%).
Fra i titoli di credito protestati, gli assegni rappresentano dunque una quota minoritaria. Questo dipende anche dal fatto che, per questo tipo di titolo, il protesto diviene un atto necessario soltanto quando si vuole ottenere il pagamento dall’ultimo beneficiario, in caso di più girate (obbligato in via di regresso). Se invece l’assegno non presenta altre girate, se non quella del diretto beneficiario (è il caso, ad esempio, degli assegni con un importo superiore ai 1.000 euro, non trasferibili in base alle norme antiriciclaggio), non è necessario protestarlo, in quanto l’assegno rimasto impagato costituisce di per sé un valido titolo per ottenere il pagamento da chi lo ha emesso.
Inoltre gli interventi legislativi in materia economica, nel corso dell’arco temporale considerato, possono avere condizionato il differente utilizzo dell’assegno come strumento di pagamento. Si pensi alla Legge di stabilità del 2014 che aveva limitato l’uso dei contanti a importi inferiori ai 1.000 euro. Successivamente la Legge di stabilità del 2016 ha innalzato la soglia dei pagamenti in contanti fino a 3.000 euro. Rispetto al 2015, quindi, è stato possibile utilizzare il contante per tutti i tipi di pagamento compresi tra 1.000 e 2.999,99 euro, mentre quelli sopra i tre mila hanno richiesto il bonifico bancario, l’assegno non trasferibile, la carta di credito o il bancomat.
Cambiali protestate più alle persone che alle imprese
Il 73,6% delle cambiali protestate risulta associato alle persone (257.105 in valore assoluto), con quote che superano la media nazionale nelle Isole (81,0%), nel Nord-est (79,9%) e nel Nord-ovest (78,8%). Soltanto nel 24,5% dei casi questo tipo di effetto riguarda le imprese (85.441) e le quote risultano più alte al Sud e nel Centro (rispettivamente 29,1% e 28,1%). Nel 2,0% dei casi non si conosce a che tipologia di soggetto sia associata la cambiale.
Seppure in misura più limitata rispetto alle cambiali, anche gli assegni protestati sono maggiormente a carico di persone (68,0%; 43.257), con quote superiori nel Nord-ovest (75,0%) e nel Centro (68,3%). Al contrario, il 30,6% degli assegni è associato alle imprese (19.460). In questo caso le quote più alte si registrano nel Nord-est, al Sud (entrambe 48,7%) e nelle Isole (40,8%). Nell’1,3% dei casi non è possibile individuare a quale tipo di soggetto sia legato l’assegno.
FIGURA 1. CAMBIALI E ASSEGNI E PER TIPO DI SOGGETTO PROTESTATO.
Anno 2019, composizione percentuale
In forte calo il tasso di uso delle cambiali e degli assegni
Il calo dei protesti negli anni può essere attribuito a una molteplicità di fattori. Anzitutto l’utilizzodei titoli di credito come mezzi cambiari per il pagamento dilazionato di una certa somma di denaro, su base fiduciaria, ha subito sostanziali modifiche legate alla trasformazione dell’intero sistema creditizio. In particolare, tra le pratiche di pagamento di individui, famiglie e imprese le innovazioni informatiche hanno introdotto sistemi come le carte di pagamento: carte di credito, carte di debito, carte prepagate, carte a spendibilità limitata.
In questo quadro, le cambiali emesse, calcolate sulla base delle marche da bolloii[2] rilasciate dall’Agenzia delle Entrate, passano da 11.315.535 nel 2013 a 8.618.771 nel 2019 (-23,8%). Risulta in diminuzione anche il tasso di utilizzoiii[3] di questo strumento cambiario: 188 le cambiali emesse ogni 1.000 abitanti nel 2013 contro 144 del 2019 (-23,1%).
Rispetto alla cambiale, l’utilizzo dell’assegno è molto più diffuso sul territorio, ma comunque in calo. Secondo quanto rilevato da Banca d’Italia, gli assegni emessiIV[4] passano da 219.550.952 nel 2013 a 119.574.063 nel 2019 (-45,5%). Il tassoV[5] di utilizzo risulta in flessione più che per le cambiali: gli assegni emessi ogni 1.000 abitanti passano da 3.640 nel 2013 a 2.002 nel 2019 (-45,0%) (Figura 2).
Più che dimezzati i tassi di cambiali e di assegni protestati
La riduzione della circolazione di cambiali e di assegni e del loro uso da parte della popolazione non sembra essere sufficiente, da sola, a spiegare la consistente diminuzione dei protesti. La flessione dei tassi di cambiali e di assegni protestati, infatti, si è ridotta di più rispetto ai suoi tassi di utilizzo, dimezzandosi in entrambi i casi. Il tasso di cambiali protestate passa da 85,0 ogni 1.000 emesse nel 2013 a 40,5 nel 2019 (-52,3%), e per gli assegni passa da 1,1 ogni 1.000 assegni emessi nel 2013 a 0,5 nel 2019 (-49,5%) (Figura 2).
Su questa dinamica ha inciso anche l’attività di pubblicità realizzata dal Registro informatico dei protesti – REPRVI[6] e, per gli assegni, anche l’esercizio di controllo da parte di altri organismi, come la Centrale di allarme interbancaria (CAI)VII[7]. Tali servizi di vigilanza per gli assegni comportano conseguenze più restrittive per i soggetti protestati in termini di accesso al credito e ai mezzi di finanziamento bancario, rispetto a quelli previsti dalla legislazione vigente in caso di pubblicità del protesto mediante il REPRVIII[8].
FIGURA 2. TASSO D’USO(a) DI CAMBIALI E ASSEGNI E RISPETTIVO TASSO DI CAMBIALI E ASSEGNI PROTESTATI. Anni 2013-2019, cambiali e assegni emessi per 1.000 abitanti, cambiali e assegni protestati rispettivamente per 1.000 emessi
(a) Il tasso di utilizzo è ottenuto rapportando il numero dei titoli di credito emessi (rispettivamente cambiali o assegni) ogni 1.000 abitanti residenti.
In calo i tassi di persone e di imprese protestate
Fra il primo e l’ultimo anno della serie storica considerata, anche il tasso di persone protestate è quasi dimezzato e passa da 3,2 a 1,6 ogni 1.000 abitanti residenti.
Nel 2019 gli uomini protestati sono il doppio rispetto alle donne (2,2 su 1.000 uomini contro 1,1 su 1.000 donne), ma la flessione dei tassi è simile (-49,9% per gli uomini e -47,9% per le donne).
Ancora più forte il calo del tasso di imprese protestate, nel 2013 pari a 12,2 ogni 1.000 attive nell’anno precedente e nel 2019 pari a 4,3 ogni 1.000 attiveIX[9] nel 2018 (-64,7%).
Al Sud i tassi più alti di persone e imprese protestate, nel Nord-est i più bassi
A livello di ripartizione geografica, i tassi di utilizzo di cambiali e i tassi di persone e imprese protestate seguono lo stesso andamento. Le cambiali sono utilizzate e maggiormente protestate soprattutto al Sud(nel 2019 182 cambiali emesse ogni 1.000 abitanti; 51,5 protestate ogni 1.000 cambiali emesse), area in cui si riscontrano i più alti tassi sia di persone (2,3 ogni 1.000 abitanti; 3,2 per 1.000 uomini contro 1,5 su 1.000 donne)X sia di imprese protestate (8,5 ogni 1.000 imprese attive)XI[10] (Figura 3).
Il Nord-ovest è la ripartizione geografica dove si utilizzano di più gli assegni (2.354 assegni emessi ogni 1.000 abitanti) mentre al Centro si rilevano i tassi più elevati di assegni protestati (1,1 ogni 1.000 emessi).
Nel Nord-est i valori di quasi tutti i tassi sono i più bassi d’Italia: tassi di utilizzo di cambiali (86 cambiali emesse ogni 1.000 abitanti); tassi di persone protestate (0,8 ogni 1.000 abitanti residenti) – sia di uomini sia di donne (1,1 su 1.000 uomini residenti contro 0,5 su 1.000 donne residenti); tasso di imprese protestate (1,7 ogni 1.000 imprese attive); tassi di assegni utilizzati e protestati (1.636 ogni 1.000 abitanti e 0,1 ogni 1.000 emessi). Al Nord-ovest si registrano i tassi più bassi di cambiali protestate (31,4 ogni 1.000 emesse).
FIGURA 3. TASSI DI PERSONE (UOMINI E DONNE) E DI IMPRESE PROTESTATE, PER RIPARTIZIONE. Anni 2013-2019, tasso di persone protestate per 1.000 abitanti; tasso di uomini e di donne, rispettivamente per 1.000 abitanti dello stesso sesso; tasso di imprese protestate ogni 1.000 attive
In rapporto alla popolazione più protestati in Calabria
Nel 2019 la Campania è la regione in cui le cambiali sono più utilizzate (220 ogni 1.000 abitanti), seguita da Sicilia, Lazio (entrambe 194) e Puglia (184). La Calabria detiene invece il primato per il numero di persone protestate rispetto alla popolazione (2,8 ogni 1.000 abitanti residenti), seguono Campania (2,6 ogni 1.000 abitanti), Sicilia (2,1 ogni 1.000 abitanti) e Puglia (2,0).
Nel caso in cui il soggetto protestato sia un’impresa, è la Campania a registrare i tassi più elevati d’Italia (11,0 ogni 1.000 imprese attive), seguita dalla Calabria (10,1) (Figura 4).
L’utilizzo degli assegni è più frequente in Liguria (2.962 ogni 1.000 abitanti), Toscana (2.620) e Valle d’Aosta (2.448). Il Lazio è la regione con i tassi più alti di assegni protestati (2,5 ogni 1.000 emessi), segue la Lombardia (1,0).
Le due Province Autonome di Bolzano e Trento registrano i tassi di utilizzo più bassi d’Italia sia per le cambiali (rispettivamente 17 e 11 ogni 1.000 abitanti) sia per assegni (rispettivamente 311 e 777 ogni 1.000 abitanti). Sono più contenuti anche i tassi di persone protestate, rispettivamente 0,3 ogni 1.000 abitanti residenti per la Provincia Autonoma di Bolzano e 0,4 ogni 1.000 abitanti in quella di Trento, e di imprese protestate. Le due Province Autonome registrano anche i tassi più bassi di assegni protestati (molto vicini allo 0 in entrambe) insieme a Valle d’Aosta, Umbria, Marche e Piemonte.
Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento mostrano il numero più elevato di cambiali protestate ogni 1.000 emesse (rispettivamente 146,3 e 137,9 nel 2019). Ma occorre tener conto che in questi territori i numeri in valore assoluto sono molto più esigui rispetto a quelli di altre regioni.
Per i protesti di cambiali il tasso più basso si registra in Lombardia (26,0 cambiali protestate ogni 1.000 emesse nel 2019), seguita da Veneto (29,0) e Sicilia (33,6).
FIGURA 4. TASSO DI PERSONE E DI IMPRESE PROTESTATE PER REGIONE DI RESIDENZA (a) DEI PROTESTATI. Anno 2019, tasso di persone protestate ogni 1.000 abitanti e tasso di imprese protestate ogni 1.000 attive
(a) Per residenza si intende il domicilio del soggetto protestato
Fra i protestati soprattutto persone fisiche
Il complesso dei soggetti fisici e giuridici protestati (iscritti al REPR) è pari a 115.281 nel 2019. Di questi, 96.270 sono persone (83,5%) e 19.011 imprese (16,5%).
Nel corso degli anni il numero complessivo di soggetti (fisici e giuridici) protestati si è ridotto, fino a dimezzarsi fra il 2013 e il 2019 (-53,0%). La diminuzione ha riguardato le imprese (-64,8%) più delle persone (-49,7%); nella composizione percentuale si è registrata una quota di +5,5 punti percentuali di individui nel 2019 rispetto al 2013 (Figura 5).
Persone protestate: per lo più maschi e italiani
Le persone iscritte nel REPR nel 2019 sono soprattutto uomini (65,7%, pari a 63.219 su 96.270) quota sostanzialmente stabile nel periodo considerato. Nell’87,1% dei casi si tratta di persone nate in Italia (83.836). Gli stranieri (12.434, 12,9%) provengono in prevalenza da Romania (18,6%), Filippine (7,3%), Marocco (6,1%), Albania (5,3%) e Germania (4,3%). La quota di donne fra i protestati stranieri è più consistente rispetto a quella rilevata fra i protestati italiani (41,8% contro 33,2%) ed è progressivamente in aumento (+3,4 punti percentuali fra il 2013 e il 2019).
Più della metà dei soggetti protestati nel 2019 ha un’età compresa fra 36 e 55 anni (55,3%). Nel tempo si è osservato un graduale spostamento in avanti dell’età: nel 2019 i protestati con oltre 46 anni aumentano di 7,5 punti percentuali rispetto al 2013.
Nel 2019 l’età media del complesso dei protestati, anche distinti per sesso, è di 48 anni (49 anni al Centro e 47 anni al Sud e nel Nord-est), dai 46 anni nel 2013. I protestati italiani seguono l’andamento generale mentre i nati all’estero hanno un’età media più bassa (44 anni) con differenze legate al genere (43 anni per gli uomini e 45 per le donne). Nel 2013, anche per gli stranieri l’età media era più bassa e pari a 41 anni (40 per gli uomini e 41 per le donne).
FIGURA 5. PERSONE E IMPRESE PROTESTATE. Anni 2013-2019, composizione percentuale sul totale dei soggetti protestati identificati
I protestati recidivi in oltre la metà dei casi
Nel 2019, il 61,5% delle persone iscritte nel Registro informatico dei protesti risulta protestato nel corso dell’anno per più titoli di credito. Poco più della metà di tutti i protestati lo è per un numero che varia fra 2 e 6 titoli; il 38,5% lo è per un solo titolo di credito (37.091 persone). Le quote percentuali non cambiano molto nel tempo, ma la multi-recidività risulta più alta nei primi anni della serie storica. Rispetto al 2013, nel 2019 le persone protestate per un solo titolo di credito nell’anno sono in aumento di 2 punti percentuali.
Quasi tutti i protestati nel 2019 (il 98,5%, 94.837 persone) risultano iscritti nel REPR per una sola tipologia di titolo di credito protestato (solo cambiale/tratta accettata o solo assegno). Fra questi, il 79,1% è protestato per sola cambiale (una o più) e il 20,9% per solo assegno (uno o più). Negli anni, la quota di persone protestate per entrambe le tipologie di titolo è andata gradualmente diminuendo: 3,7% nel 2013 contro 1,5% del 2019.
Al 98,2% delle persone iscritte nel Registro informatico dei protesti (94.562 in valore assoluto) risulta levato uno o più protesti da una sola Camera di Commercio, quota in leggero aumento negli anni: le persone protestate da più Camere di Commercio erano il 4,2% nel 2013 contro l’1,8% nel 2019.
Anche le imprese protestate più volte nell’anno
Le imprese protestate hanno andamento analogo a quello delle persone. La maggioranza (il 67,5% ovvero 12.838 imprese su 19.011 nel 2019) è iscritta nel REPR per più titoli di credito protestati nell’anno. Tale quota si è tuttavia ridotta negli anni (nel 2019 -5,5 punti percentuali per 100 imprese protestate rispetto al 2013).
Come per le persone, quasi tutte le imprese presenti nel REPR nel 2019 (94,0%, 17.865 unità) hanno protesti per una sola tipologia di titolo di credito (rispetto al 2013 in aumento di 4,7 punti percentuali). Fra le imprese con uno o più protesti per una sola tipologia di effetto, la porzione maggioritaria riguarda le imprese protestate per sole cambiali (71,8%, 12.819). La quota di imprese protestate per soli assegni è invece minoritaria (28,2%, 5.046 unità), ma superiore a quella rilevata per le sole persone (20,9%).
Il 94,2% delle imprese iscritte al REPR nel 2019 (17.912) risulta protestata da una sola Camera di Commercio, quota rimasta sostanzialmente invariata nel tempo. Tra queste, il 65,5% è protestata per più di un titolo di credito (-5,9 punti percentuali rispetto al 2013).
FIGURA 6. PERSONE E IMPRESE PROTESTATE PER UNO O PIÙ TITOLI, PER UNA O PIÙ TIPI DI EFFETTO, DA UNA O PIÙ CAMERE DI COMMERCIO. Anno 2019, composizione percentuale
In forte calo ammontare dei protesti e importo medio di cambiali e di assegni
Il valore monetario dei titoli di credito protestati nel 2019 è pari a oltre 553 milioni di euro, poco più di un quinto di quello del 2013 (oltre due miliardi e mezzo di euro). Il 63,8% dell’ammontare complessivo protestato riguarda le cambiali (quasi 353 milioni di euro) e il 36,2% gli assegni (oltre 200 milioni di euro). Il valore monetario è sceso di più del numero di protesti (-79,5% contro -65,4% rispetto al 2013).
L’importo medio per titolo di credito protestato è pari a 1.339 euro nel 2019 (-40,7% rispetto al 2013), ma assume valori molto diversi a seconda del tipo di effetto e dell’area geografica di riferimento.
Le cambiali sono protestate per un importo medio pari a 1.010 euro (-40,1% rispetto al 2013), con valori che oscillano fra i 736 euro nelle Isole e i 1.200 euro al Sud. Gli assegni registrano un importo medio tre volte più grande (3.149 euro, -32,1% rispetto al 2013), che va dai 2.756 euro del Centro e i 7.053 euro del Nord-est. Gli importi medi scendono se associati alle persone fisiche. Questo vale per i protesti nel loro complesso (774 euro, -38,5% rispetto al 2013), ma anche distinti per tipo di effetto: 505 euro in caso di cambiali (-39,3%) e 2.377 euro in caso di assegni (-22,5%).
Per le imprese, al contrario, gli importi medi risultano sempre più alti: sono pari a 2.953 euro per i protesti nel loro complesso (-27,2% rispetto al 2013), 2.537 euro nel caso di cambiali (-22,9%) e raggiungono i 4.780 euro per gli assegni (-34,8% rispetto al 2013).
A livello territoriale, in caso di cambiali associate a persone fisiche gli importi medi più esigui sono rilevati nelle Isole (375 euro) e quelli più alti al Sud (615 euro); se le cambiali sono associate a imprese gli importi più contenuti si rilevano al Centro (2.369 euro) e quelli più elevati nel Nord-ovest (2.695 euro). Per gli assegni, invece, gli importi medi più bassi si registrano al Centro (2.084 euro per le persone fisiche e 4.227 euro per le persone giuridiche) e quelli più corposi nel Nord-est (4.337 euro per le persone e 9.881 euro per le imprese) (Figura 7)
Importi medi più bassi per donne e stranieri
Nel 2019 l’importo medio per persona protestata è pari a 2.417 euro (-48,2% rispetto al 2013), con valori che, a livello di ripartizione geografica di residenzaXII[11] del protestato, variano fra i 2.795 euro al Sud e i 1.923 euro nel Nord-est (Figura 8) e, a livello regionale, fra i 3.620 euro in Basilicata, seguita dalla Campania (2.965 euro), e i 1.378 euro in Valle d’Aosta, seguita dalla Liguria (1.453 euro). Le donne sono protestate per importi medi più bassi (1.988 euro) rispetto agli uomini (2.642 euro).
Nel caso di stranieri, i valori medi scendono ulteriormente (1.499 euro rispetto ai 2.554 per i protestati italiani) con distanze più marcate fra stranieri e italiani nella popolazione maschile (1.645 euro per gli uomini stranieri contro 2.771 euro per gli italiani) piuttosto che in quella femminile (1.296 euro per le straniere e 2.118 per le italiane).
FIGURA 7. IMPORTI MEDI DI CAMBIALI E ASSEGNI PER TIPOLOGIA DI SOGGETTO PROTESTATO E RIPARTIZIONE GEOGRAFICA DELLA CCIAA CHE HA LEVATO IL PROTESTO. Anno 2019, importo medio in euro
Importi medi più alti per le persone più anziane
Gli importi medi più alti sono associati a persone con un’età superiore ai 65 anni di età (2.980 euro), quelli più bassi riguardano le persone fra i 26 e i 35 anni (2.167 euro). Gli uomini vengono protestati per importi medi più alti nel caso abbiano superato i 65 anni (3.488 euro) e più bassi se appartenenti a un’età che varia fra i 26 e i 35 anni (2.248 euro). Diversa la situazione delle donne, che registrano gli importi medi più alti nella fascia di età 18-25 anni (2.361 euro) e quelli più contenuti fra i 56 e 65 anni (1.852 euro).
Risultano più bassi gli importi medi per i soggetti iscritti nel REPR per una sola tipologia di effetto (2.274 euro; -45,3% rispetto al 2013) e in particolare se protestati per sole cambiali (1.627 euro contro 4.726 euro nel caso di persone protestate per soli assegni). Per gli individui protestati sia per cambiali e sia per assegni (1.433), l’importo medio è 5 volte più grande (11.956 euro) e flette del 33,8% fra il 2013 e il 2019.
Per le persone protestate da più Camere di Commercio (1.708), l’importo medio è molto più elevato, 12.163 euro nel 2019 (-28,7% rispetto al 2013), rispetto alle persone mandate in protesto da una sola Camera di Commercio. Per queste ultime l’importo medio è di 1.406 euro se protestate per un solo titolo (-34.5% rispetto al 2013) e 2.782 euro per più titoli (-47,8%).
Imprese protestate: importo medio più alto al Sud e più basso nelle Isole
L’importo medio per impresa protestata nel 2019 è pari a 16.269 euro (-46,9% rispetto al 2013), con valori che a livello di ripartizione variano fra i 17.708 euro del Sud e i 15.044 euro delle Isole e tra i 21.144 euro della Campania e i 5.081 della Valle d’Aosta, a livello di regione (Figura 8).
Se il soggetto giuridico iscritto nel REPR è protestato per una sola tipologia di titolo di credito l’importo medio per impresa è pari a 14.063 euro (-36,7% rispetto al 2013), leggermente superiore se protestata per sole cambiali (14.377 euro contro 13.268 se protestata per solo assegno). Per i soggetti giuridici protestati per più tipologie di titolo di credito, nel 2019 l’importo medio per impresa è quasi 4 volte superiore, 50.656 euro (-49,7% rispetto al 2013 quando era pari a 100.712 euro).
Nel 2019 l’importo medio per impresa, calcolato sul numero di imprese protestate per le quali sia stato levato un solo protesto da una sola Camera di Commercio nel corso dell’anno, è pari a 4.479 euro (-17,1% rispetto al 2013). Sale a 18.654 euro nel caso in cui il soggetto sia stato protestato più volte, ma sempre da una sola Camera di Commercio (-46,1% rispetto al 2013), mentre è pari a 57.018 euro, se sono più Camere di Commercio (-44,8% rispetto al 2013).
FIGURA 8. IMPORTO MEDIO PER PERSONA E PER IMPRESA, PER REGIONE E RIPARTIZIONE GEOGRAFICA DI RESIDENZA (a). Anno 2019, importo medio in euro
(a) Per residenza si intende il domicilio del soggetto protestato
Glossario
Assegno: strumento di pagamento sostitutivo del denaro contante perché: è pagabile “a vista”, può cioè essere pagato dalla banca del cliente che ha emesso l’assegno al momento della presentazione del titolo; è un titolo di credito, ossia il beneficiario può trasferirlo ad altre persone. La circolazione dell’assegno deve rispettare certe formalità; in particolare, deve avere la “girata” e cioè la firma apposta sul retro dell’assegno da parte del beneficiario e di eventuali altri giranti; se invece l’assegno è al portatore, la circolazione può avvenire mediante semplice consegna (è per questo che è sempre bene indicare il beneficiario). L’assegno dev’essere presentato per l’incasso entro un certo numero di giorni dalla data di emissione: otto giorni quando il comune di emissione è lo stesso di quello di pagamento (su piazza); quindici giorni se pagabile “fuori piazza” (in altro comune rispetto a quello di emissione). Trascorsi gli otto o i 15 giorni l’emittente può ordinare alla banca di non effettuare più il pagamento e viene meno la possibilità di attivare una serie di misure a protezione del beneficiario previste dalla legge in caso di mancato pagamento dell’assegno; la più importante è il “protesto”, che consente di agire per via giudiziaria al fine di ottenere la somma dovuta (Banca d’Italia).
Atto pubblico: documento redatto, con le richieste formalità, da un notaio o da un altro pubblico ufficiale autorizzato ad attribuirgli pubblica fede nel luogo dove l’atto è formato (Codice Civile, art. 2699).
Cambiale: titolo di credito formale e astratto che conferisce al legittimo possessore (beneficiario o creditore) il diritto di ottenere il pagamento di una determinata somma di denaro da parte del debitore (colui che ha emesso la cambiale oppure che ha ricevuto l’ordine di pagamento da parte dell’emittente del titolo). È un titolo esecutivo poiché riconosce al creditore il potere di agire sul debitore nel caso in cui questo non assolva la sua obbligazione alla data di scadenza e nel luogo indicati nello stesso titolo (Regio Decreto 14 dicembre 1933,
n. 1669 o cosiddetta Legge Cambiaria).
Cambiale tratta: titolo di credito attraverso il quale un soggetto (detto traente) impone ad un suo debitore (detto trattario) di pagare al legittimo portatore del titolo (beneficiario) la somma indicata nel titolo stesso. Il beneficiario può coincidere con il traente (cambiale tratta con struttura bilaterale) oppure può corrispondere ad un terzo soggetto (cambiale tratta con struttura trilaterale). Se il trattario appone la propria firma sulla cambiale, accetta la tratta e diviene debitore principale.
Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura (CCIAA): ente pubblico dotato di autonomia funzionale che svolge, nell’ambito della circoscrizione territoriale di competenza, sulla base del principio di sussidiarietà di cui all’articolo 118 della Costituzione, funzioni di interesse generale per il sistema delle imprese, curandone lo sviluppo nell’ambito delle economie locali (Decreto Legislativo 15 febbraio 2010, n. 23, modifiche alla legge 29 dicembre 1993, n. 580).
CCIAA: acronimo di Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura.
InfoCamere: società di Informatica delle Camere di Commercio Italiane per la gestione del patrimonio informativo del Sistema Camerale (Infocamere).
Precetto: atto con il quale il creditore intima al debitore di adempiere in suo favore l’obbligazione (rimasta inosservata) contenuta nel titolo esecutivo. Con l’atto di precetto viene dato avviso al debitore che, nel caso in cui non adempia alla sua obbligazione, il creditore procederà ad esecuzione forzata nei suoi confronti senza ulteriori avvertimenti (art. 480 del Codice di Procedura Civile).
Protesto: atto pubblico redatto da un notaio o da un ufficiale giudiziario con il quale viene constatato il rifiuto dell’accettazione della cambiale-tratta da parte del trattario o il mancato pagamento della cambiale o dell’assegno.
Pubblico ufficiale: agli effetti della legge penale è colui che esercita una pubblica funzione legislativa, giudiziaria o amministrativa (Codice Penale, art. 357, sostituito dall’articolo 17 della Legge 86/1990).
Registro informatico dei protesti (REPR): registro esclusivamente informatico istituito con Legge 15/11/1995, n.480 e aggiornato mensilmente dalle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, CCIAA. Nel registro sono iscritti i protesti, levati a persona fisica o giuridica dai pubblici ufficiali nell’ambito del territorio di competenza delle Camere di commercio, per mancata accettazione di cambiali tratte e per mancato pagamento di cambiali, vaglia cambiari e assegni (bancari e postali). La consultazione del Registro da parte del pubblico può avvenire sia presso le Camere di commercio sia on-line (attraverso il servizio Registro Imprese/Telemaco su web). Il Registro informatico dei protesti ha lo scopo di “accrescere il livello di certezza e trasparenza dei rapporti commerciali … in modo da assicurare completezza, organicità e tempestività dell’informazione su tutto il territorio nazionale” (art. 3 bis, Legge 480/1995).
REPR: acronimo di Registro Informatico dei Protesti
Titolo di credito: documento scritto e sottoscritto che attribuisce, a chi ne è il possessore legittimato (creditore), il diritto alla prestazione in esso contenuta, su presentazione dello stesso titolo, in forza della promessa di pagamento ivi contenuta.
Traente: soggetto che compila e sottoscrive un titolo di credito quale cambiale-tratta o assegno bancario. Il traente impartisce al trattario l’ordine di pagare al portatore del titolo la somma di denaro indicata nel titolo stesso. Secondo la normativa, il trattario è responsabile dell’accettazione e del pagamento del titolo di credito.
Trattario: soggetto che, nella cambiale-tratta o nell’assegno bancario, è deputato al pagamento.
Unioncamere: l’Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura è l’ente pubblico che unisce e rappresenta istituzionalmente il sistema camerale italiano. Fondata nel 1901, realizza e gestisce servizi e attività di interesse delle Camere di commercio e delle categorie economiche, coordinando le iniziative del Sistema attraverso direttive e indirizzi agli organismi che ne fanno parte (Unioncamere).
Nota metodologica
Introduzione
La rilevazione statistica sui protesti ha come obiettivo primario di misurare il disagio economico-finanziario, attraverso i titoli di credito protestati annualmente in Italia, e di rilevare le principali caratteristiche dei soggetti coinvolti nella sofferenza creditizia.
L’indagine, inserita nel Piano Statistico Nazionale con codice IST – 02267, risponde sia ad un interesse ed obbligo giuridico, in materia, sia a una variegata domanda informativa di settore degli stakeholder e dell’opinione pubblica.
Le statistiche sui protesti, inizialmente raccolte dal Ministero di Grazia e Giustizia tramite un prospetto riassuntivo di natura essenzialmente amministrativa, sono state trasferite all’Istat dal 24 marzo 1938 con Regio Decreto n.402.
Quadro normativo e legislazione vigente
Il protesto è un atto pubblico mediante il quale un pubblico ufficiale autorizzato, detto anche ufficiale levatore (notaio, ufficiale giudiziario, segretario comunale, Stanza di compensazione della Banca d’Italia presente a Milano e a Roma), constata e attesta la mancata accettazione di una cambiale (“cambiale tratta”) oppure il mancato pagamento di una cambiale (“tratta accettata” o “pagherò”)[xii]xiii o di un assegno bancario o postale.
Nell’ambito dell’ordinamento italiano, il protesto è disciplinato, per la cambiale, principalmente dal Regio Decreto n. 1669 del 14 dicembre 1933 (Legge cambiaria) e, per l’assegno dal Regio Decreto n. 1736 del 21 dicembre 1933 (Legge assegni). Essi garantiscono, al portatore del titolo, l’esercizio dell’azione diretta contro gli “obbligati principali” (soggetti verso cui il portatore del titolo può rivolgersi per ottenere il pagamento) e l’esercizio dell’azione di regresso nei confronti degli “obbligati di regresso” (soggetti contro cui il portatore della cambiale può chiedere il pagamento solo in seconda battuta, se non riesce ad ottenerlo dagli obbligati principali)[xiii] xiv.
Più recentemente, allo scopo di identificare in maniera univoca la persona protestata e ridurre i casi di omonimia, la Legge n.273/2002 ha introdotto l’obbligo di indicare, sulla cambiale e vaglia cambiario, il luogo e la data di nascita o il codice fiscale del debitore, dati che sono così diventati requisiti essenziali di validità di questi titoli.
Il titolo di credito utilizzato come strumento cambiario, per rinviare il pagamento di una certa somma di denaro, prevede che lo stesso venga effettuato in una certa data specifica a favore di un creditore, entro termini differenti a seconda del titolo utilizzato. Nel dettaglio, per le cambiali a vista il pagamento va eseguito entro un anno dalla data di emissione, per le cambiali a data certa entro due giorni successivi alla scadenza, per gli assegni entro la scadenza utile del termine di presentazione degli stessi.
Qualora tale somma non venga corrisposta, il titolo viene consegnato dal soggetto creditore all’ufficiale levatore, al fine di constatare il mancato pagamento (o la mancata accettazione di pagamento) della cambiale o il rifiuto di pagamento di un assegno. A tal fine, il pubblico ufficiale si reca preso il domicilio del debitore che può ancora evitare di essere protestato, onorando il pagamento del debito per suo tramite. Se invece anche in quest’occasione il debitore non adempie, oppure in assenza dell’interessato, l’ufficiale levatore procede alla redazione del protesto ovvero alla “levata del protesto”, rendendo, in questo modo, esecutivo il titolo.
Per svolgere dette operazioni, il notaio e l'ufficiale giudiziario, sotto la propria responsabilità, possono avvalersi di ausiliari, cosiddetti “presentatori” che, se in possesso di determinati requisiti, vengono nominati su loro indicazione dal presidente della Corte di Appello o dal presidente del Tribunale competente appositamente delegato. Allo stesso modo, il segretario comunale può servirsi del “messo comunale” (Legge 12 giugno 1973, n. 349).
Dalla levata del protesto ne consegue, per la persona fisica o giuridica protestata, la possibilità di subire l’atto di precetto, ovvero un’intimazione volta a far adempiere l’obbligo risultante dal titolo esecutivo, e successivamente – in caso di reiterato non pagamento – il pignoramento.
Si tratta di una eventualità poiché, dall’ufficiale levatore il titolo protestato torna al creditore che decide se pretendere il credito o se rinunciarvi. Nel contempo, per il debitore la somma di denaro dovuta è maggiorata degli interessi maturati, delle spese per il precetto e per l’eventuale processo esecutivo.
Nel momento in cui il pubblico ufficiale autorizzato leva il protesto, compila un documento (cartaceo o informatizzato) che riporta l’elenco mensile dei protesti levati.
I contenuti dell’atto di protesto sono indicati dall’art. 71 del Regio Decreto n.1669/1933 (Legge cambiaria),
art. 63 del Regio Decreto n. 1736/1933 (Legge assegni), dall’art. 4, comma 2, della Legge n. 349/1973 e devono essere riportati contestualmente senza possibilità di aggiunte o rettifiche successive. Il verbale di protesto deve contenere: la data e il luogo di levata del protesto, il nome del soggetto ad istanza del quale è levato il protesto (creditore); l’oggetto della richiesta (di accettazione o pagamento del titolo), la corretta identificazione del soggetto debitore, le ricerche eseguite da parte del pubblico ufficiale per accertare l’esatto luogo del pagamento (secondo quanto indicato dall’articolo 44 della Legge cambiaria), le risposte avute ovvero i motivi di rifiuto del pagamento[xiv]xv o i motivi per i quali non si è avuta una risposta (irreperibilità, morte, ecc.).
Inoltre affinché il protesto sia efficace deve essere sottoscritto dal pubblico ufficiale autorizzato a redigere il protesto.
Secondo quanto stabilito dall’art. 71 della Legge cambiaria, quando ad una stessa persona, in uno stesso luogo, vengono attribuiti più cambiali o assegni da pagare, il soggetto creditore può levare protesto con unico atto separato. In questo caso, ciascuna tratta, cambiale o assegno viene considerata una voce separata del protesto.
Allo scopo di tutelare chiunque abbia rapporti economici con il protestato, il protesto è oggetto di pubblicità[xv]xvi. Attualmente essa si realizza con la pubblicazione mensile[xvi]xvii dei protesti da parte delle Camere di Commercio mediante il Registro Informatico dei Protesti – REPR, istituito con Legge 15/11/1995, n. 480 (attuato con D.M. n.316 del 2000 e operativo dal 16 giugno 2001)[xvii]xviii.
In particolare, la pubblicità è disciplinata dalla legge 18 agosto 2000, n. 235 (entrata in vigore il 27 dicembre dello stesso anno) che all’articolo 1, comma 1, prevede che entro i primi dieci giorni del mese vengano iscritti nel Registro Informatico dei Protesti gli elenchi di quelli levati nel mese precedente dai pubblici ufficiali e da loro stessi trasmessi alle Camere di Commercio.
Il Registro – definito normativamente dal Regolamento di cui al Decreto Ministeriale del 9 agosto 2000, n.316 – è esclusivamente informatico a partire da maggio 2001 ed è accessibile al pubblico per la consultazione sia presso la Camera di Commercio sia on line attraverso il servizio Registro Imprese/Telemaco su web.
La consultazione consente di ottenere informazioni su eventuali protesti levati in qualunque provincia italiana sia a persone fisiche sia giuridiche.
Nel REPR sono riportate informazioni relative all’atto di protesto, al titolo protestato e al debitore, mentre non sono presenti dati riguardanti il creditore.
In particolare, con riferimento all’atto di protesto viene indicato: il numero di repertorio ovvero il numero progressivo dell’elenco, la data e il luogo di levata del protesto.
Relativamente al titolo di credito protestato viene riportata la natura del titolo (quindi il tipo di effetto: cambiale, tratta, vaglia cambiario, assegno), la sua data di scadenza (per le cambiali e per i vaglia cambiari), il codice della valuta, l’importo ovvero la somma dovuta, i motivi del mancato pagamento o per i quali non si è avuta una risposta (espressi con un codice).
In relazione al soggetto debitore, vengono rilevate informazioni differenti a seconda che si tratti di persona fisica o giuridica. Nel caso di persona fisica, sono registrati il nome, il cognome, il domicilio, il suo codice fiscale oppure la data e il luogo di nascita; nel caso di persona giuridica, la denominazione, il codice fiscale o partita iva e la sede sociale.
I protesti e le notizie relative ai singoli effetti vengono conservati dalla Camera di Commercio competente per il territorio per 5 anni dalla data della loro iscrizione (art.3-bis DL 381/1995, così come modificato dall’art.4 L.235/2000). Decorso il termine temporale di conservazione previsto dalla legislazione, essi vengono cancellati di diritto.
Nel caso di un protesto con effetti con date diverse, verranno annullati gli effetti via via che scadono i 5 anni dalla levata di ciascun effetto, fino alla cancellazione dell’intero protesto al momento della cancellazione dell’ultimo effetto.
Durante i 5 anni, il soggetto protestato può chiedere la cancellazione dal Registro Informatico dei Protesti per diverse ragioni: per avvenuto pagamento della cambiale protestata entro un anno dalla data di levata del protesto (tale criterio non si applica agli assegni); per illegittimità o erroneità della levata; per riabilitazione, previo decreto di riabilitazione del Tribunale, relativamente ad un protesto che riguarda un assegno o una cambiale pagata dopo un anno, purché non ne abbia subiti altri trascorso un anno dal suddetto protesto (art. 4 della L.77/1955, come modificato dall’art.2 della Legge 235/2000 e art. 17 della Legge 108/1996, Disposizioni in materia di usura).
Dal momento della cancellazione, i protesti saranno considerati a tutti gli effetti come mai avvenuti (diritto all’oblio).
La raccolta delle informazioni
La rilevazione sui protesti, di titolarità dell’Istat, attualmente acquisisce, mediante estrazione informatica, le informazioni dal Registro Informatico dei Protesti (REPR) alimentato da tutte le Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura (CCIAA) italiane, attive nel territorio nazionale.
Attualmente le CCIAA sono pari a 82, in seguito al processo di accorpamento delle Camere di Commercio al di sotto di una certa soglia dimensionale, previsto dal processo di riforma del sistema camerale avvenuto con Decreto legislativo 219/2016 e decreto MISE del 16.02.2018 e, successivamente, perfezionato con l’insediamento del nuovo Consiglio camerale.
La fornitura dei dati all’Istat viene effettuata mensilmente dalla società Infocamere (Società consortile di informatica delle Camere di Commercio Italiane) sulla base degli accordi contenuti nella convenzione stipulata fra Istat, Unioncamere e Infocamere, che viene rinnovata e aggiornata ogni tre anni.
La trasmissione mensile, in particolare, riguarda un file di dati elementari (microdati) e uno di dati aggregati (macrodati). I primi vengono trasmessi in formato csv; gli altri in formato txt.
L’estrazione consiste in una “fotografia” a tre mesi precedenti rispetto alla data di estrazione.
Entrambi i file vengono acquisiti dall’Istat mediante il “Sistema di acquisizione di archivi amministrativi e dati di indagine – Arcam”, sviluppato appositamente dall’Istituto per l’acquisizione di archivi di titolarità di enti pubblici e privati attraverso modalità informatiche che garantiscono la trasmissione sicura dei dati in fase di acquisizione.
Dal 2017, i dati pubblicati su assegni, cambiali e tratte accettate sono il prodotto delle elaborazioni effettuate sui file di microdati, mentre i dati sulle cambiali-tratta non accettate proseguono ad essere prodotti a partire dal file dei macrodati (essendo disponibili soltanto come dato aggregato).
Gli organi della raccolta dei dati sono:
Pubblici Ufficiali abilitati che hanno il compito di:
- redigere l’atto di protesto, dando luogo alla “levata del protesto;
- predisporre l’elenco dei protesti verbalizzati;
- trasmettere tale elenco alla Camera di Commercio Industria, Artigianato e Agricoltura (CCIAA) competente per territorio, oltre che al Presidente del Tribunale nella cui circoscrizione i soggetti che li hanno redatti esercitano le loro funzioni.
Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura (CCIAA), che hanno il compito di:
- Acquisire, protocollare e pubblicare (attività di pubblicità) mensilmente nel Registro Informatico dei Protesti (REPR) gli elenchi dei protesti levati dai pubblici ufficiali abilitati, secondo le norme previste dal Regolamento attuativo di cui al Decreto Ministeriale del 9 agosto 2000, n.316.
- Ricevere le domande di cancellazione dal Registro Informatico dei Protesti e provvedere all’esecuzione del provvedimento conseguente.
- Per fini esclusivamente statistici, inserire nel Registro Informatico dei Protesti anche gli elenchi dei protesti delle tratte non accettate, non soggetti a pubblicazione.
Infocamere, che ha il compito di:
- estrarre dal Registro Informatico dei Protesti (REPR) i dati indicati nella convenzione Istat e UnionCamere/InfoCamere;
- predisporre un file mensile di dati elementari – microdati
- predisporre un file mensile di dati aggregati – macrodati;
- trasmettere mensilmente i due file all’Istat;
- segnalare eventuali correzioni sui dati precedentemente trasmessi.
Istituto Nazionale di Statistica (Istat), che ha il compito di:
- acquisire mensilmente, in modo sicuroxix[xviii] e con tecnologie standard di Istituto, i dati previsti dalla convenzione Istat e UnionCamere/InfoCamere, mediante il portale di acquisizione degli archivi amministrativi “ARCAM”
- provvedere alle previste elaborazioni per il calcolo degli indicatori e la diffusione dei dati elaborati, previa verifica della qualità e completezza dei dati ricevuti.
I contenuti
Per soddisfare obiettivi incrementali di completezza, qualità ed efficienza della costruzione di informazione statistica sui protesti, l’indagine di titolarità dell’Istat attualmente prende in esame non solo le informazioni sui singoli protesti, ma anche quelle relative alle caratteristiche dei soggetti protestati (persone e imprese).
I dati presentati nella Statistica Report riguardano la serie storica relativa agli anni 2013-2019, mentre i dati dal 1884 al 2012 vengono utilizzati per l’inquadramento del fenomeno.
La scelta del periodo è determinata dal fatto che dal 2013 sono stati resi disponibili da Unioncamere, tramite Infocamere, i microdati estratti dal Registro Informatico dei Protesti (REPR) inerenti le “cambiali e tratte accettate” e gli “assegni”. Questi dati garantiscono non solo una maggiore affidabilità e una più ampia offerta informativa sui titoli di credito protestati, ma consentono di delineare per la prima volta anche le principali caratteristiche dei soggetti protestati da un punto di vista anagrafico e di comportamento (ad esempio i soggetti protestati lo possono essere per uno o più titoli di credito, per una sola tipologia di titolo di credito, solo cambiale o solo assegno, o per entrambe).
Per gli anni precedenti sono disponibili esclusivamente i dati aggregati per ogni singola Camera di Commercio, competente per territorio, dove pervengono i titoli protestati. Per le “tratte non accettate” si dispone solo di dati aggregati, che non sono oggetto di analisi in questo documentoxx[xix].
Il file dei microdati contiene le seguenti informazioni:
- Progressivo degli effetti protestati;
- Data di levata del protesto;
- Codice della Provincia della Camera di Commercio che iscrive l’effetto nel Registro;
- Codice del Comune che leva il protesto;
- Tipologia di titolo protestato (Assegni, cambiali, tratte accettate);
- Nominativo della persona fisica o giuridica protestata;
- Codice fiscale della persona fisica o giuridica protestata;
- Sesso della persona fisica protestata;
- Codice dello Stato di residenza del soggetto protestato (intendendo per “residenza” il domicilio);
- Codice Comune di residenza del soggetto protestato (intendendo per “residenza” il domicilio);
- Data di nascita della persona fisica protestata;
- Codice dello Stato di nascita della persona fisica protestata;
- Importo del titolo protestato.
Il file dei macrodati contiene le seguenti informazioni:
- Anno di rilevazione;
- Mese di rilevazione;
- Codice Istat della provincia della Camera di Commercio che iscrive l’effetto nel Registro Informatico dei Protesti;
- Codice Istat della Provincia che leva il protesto;
- Tipo di effetto (Cambiali e tratte accettate; tratte non accettate; assegni);
- Taglio dei titoli di credito (con importo espresso in euro);
- Numero totale dei protesti;
- Ammontare totale dei protesti;
- Numero dei protesti levati nel capoluogo;
- Ammontare dei protesti levati nel capoluogo.
L’elaborazione dei dati
Le elaborazioni sono eseguite mediante procedure di gestione, controllo e analisi dei dati (Sas) e, per la Statistica Report, si concentrano sui titoli di credito protestati, quali assegni, cambiali e tratte accettate. Non sono invece contemplati i protesti per mancata accettazione di tratta.
I dati pubblicati riguardano in particolare il numero e il relativo ammontare dei protesti disaggregati per tipo di effetto (assegni, cambiali e tratte accettate). Inoltre, per la prima volta sono resi noti anche i dati sui soggetti protestati, distinti per tipologia: persone fisiche e persone giuridiche (imprese, condomini e così via).
Si amplia, in questo modo, l’offerta informativa che ora consente di osservare, per i soggetti protestati, le caratteristiche anagrafiche, quali età, sesso, stato di nascita (ovviamente solo in caso di persona fisica), provincia di residenza (intendendo con questa il domicilio), e le caratteristiche legate al comportamento di entrambi i soggetti protestati, quali numero di soggetti iscritti nel REPR per numero di titoli di credito protestati (recidività), per tipologia di titolo protestato (solo cambiale o solo assegno o entrambi), per numero di Camere di Commercio che hanno levato il protesto (una o più).
Le unità di analisi, dunque, sono essenzialmente due: i protesti, da una parte, distinti per tipo di effetto (cambiale-tratta accetta e assegni) e i protestati, dall’altra, distinti per tipologia (persone e imprese).
Durante la fase di elaborazione, i 12 file mensili forniti da Infocamere sono stati aggregati in un unico file contenente i dati annuali.
All’interno della nuova matrice di dati, ad ogni record corrisponde un titolo di credito protestato, mentre alle colonne corrispondono le variabili quantitative e qualitative che lo descrivono.
A partire dal file dei protesti, sono stati successivamente ottenuti due dataset separati per i soggetti protestati (uno riguardante le persone fisiche e l’altro quelle giuridiche).
La distinzione fra i due tipi di soggetto è ottenuta sulla base delle informazioni presenti nel campo “Codice fiscale”. Si è ritenuto di potere identificare come persona fisica tutti i soggetti per i quali è indicato il codice fiscale personale (composto di 16 caratteri alfanumerici) e come persona giuridica tutti coloro per i quali, in corrispondenza dello stesso campo, è indicata una partita iva (composta di 11 caratteri numerici). Si è optato per inserire fra le persone giuridiche anche le imprese individuali individuate incrociando le due variabili “codice fiscale” e “nominativo” ovvero tutte le volte che al soggetto protestato risulta associato un codice fiscale personale ma nel campo nominativo è indicato chiaramente il nome di un’attività commerciale (ad esempio, Arredi XXX, Bar XXX, Ristorante XXX). Per ogni anno, c’è tuttavia una quota di titoli di credito per i quali non è stato possibile identificare il soggetto protestato ad essi associato, quota che varia fra il 6,0% del 2013 e l’1,9% del 2019.
Il computo dei protesti è annuale e si riferisce alla serie storica 2013-2019. L’anno iniziale della serie storica corrisponde al primo anno dal quale sono disponibili i microdati.
Per l’analisi del fenomeno dei protesti, si è usufruito anche dei dati forniti da:
– Agenzia delle Entrate riguardo al numero di cambiali emesse, calcolato sulla base delle marche da bollo emesse.
– Banca d’Italia con riferimento al numero e all’ammontare di assegni addebitati in conto diversi da approvvigionamento contante (nel testo della Statistica sono indicati come “assegni emessi”).
Tali dati sono stati utilizzati per calcolare, rispettivamente, i tassi di cambiali e di assegni protestati (rispettivamente ogni 1.000 emessi), e due generici tassi d’uso di tali titoli di credito da parte della popolazione ottenuti rispettivamente come rapporto percentuale fra il numero di cambiali e di assegni emessi ogni 1.000 abitanti residenti. Per il calcolo dei due tassi di uso è stata considerata la popolazione media, ottenuta come media della popolazione al 1° gennaio di un dato anno e la popolazione al 1° gennaio dell’anno successivo. In particolare per gli anni 2013-2018 è stata adoperata la popolazione ricostruita, mentre per gli anni 2019-2020 la popolazione ottenuta dal censimento.
A livello territoriale, l’Istat pubblica i dati disaggregati per ripartizione geografica, regione e in alcuni casi per provincia.
Le ripartizioni geografiche sono così individuate:
- Nord-ovest: Piemonte, Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, Liguria, Lombardia;
- Nord-est: Trentino-Alto Adige/Südtirol, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna;
- Centro: Toscana, Umbria, Marche, Lazio;
- Sud: Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria;
- Isole: Sicilia, Sardegna
Output principali
La rilevazione fornisce annualmente una lettura dell’informazione sui protesti: il numero, per tipo di effetto (assegni, cambiali, tratte accettate e non accettate) e il loro ammontare ovvero il loro valore monetario espresso in euro. I dati sono presentati in termini di valori assoluti e percentuali. In taluni casi come valori medi (importi medi). Il confronto fra anni è fatto attraverso l’utilizzo delle variazioni percentuali.
A partire dalla pubblicazione di questa Statistica Report, vengono fornite anche informazioni (anagrafiche e di carattere comportamentale) sui soggetti protestati, distinti in persone fisiche (persone) e giuridiche (imprese).
Revisioni
I dati relativi alla “Rilevazione sui protesti” non sono soggetti a revisioni periodiche.
Copertura e dettaglio territoriale
I dati della Statistica Report su “I protesti in Italia” sono disponibili per l’intero territorio nazionale, per macroripartizioni geografiche (Nord-ovest, Nord-est, Centro, Sud e Isole) della CCIAA che ha levato il protesto e per i soggetti protestati anche per macroripartizioni geografiche, regione e provincia di residenza degli stessi, intendendo per residenza il domicilio.
Sull’Annuario Statistico Italiano i dati sul numero e l’ammontare dei protesti, per tipo di effetto, sono disponibili per Regione della Camera di Commercio che leva il protesto.
Sul data warehouse I.Stat (dati.Istat.it) sono disponibili i dati dei protesti (numero e ammontare) per tipo di effetto e per Camera di Commercio che leva il protesto.
Tempestività
I dati sui protesti sono diffusi a circa un anno di distanza da quello di riferimento dei dati.
La diffusione dei dati
I dati sui protesti vengono diffusi principalmente con periodicità annuale sul datawarehouse dell’Istat I.STAT (Tema: Giustizia e sicurezza, Protesti e fallimenti) e sull’Annuario Statistico Italiano (capitolo 6 “Giustizia, criminalità e sicurezza”)
La diffusione dell’informazione statistica sui protesti è operata tramite i principali prodotti editoriali dell’Istat:
- Banche dati e sistemi tematici
I.STAT: il datawarehouse dell’Istat: http://dati.Istat.it/
Serie storiche: http://seriestoriche.Istat.it/
- Statistiche flash/focus/report
- Tavole on line
Tavole di dati “Cambiali, assegni e tratte”: https://www.Istat.it/it/archivio/94944
Tavole di dati “Protesti”: https://www.Istat.it/it/archivio/64758
- Volumi
Annuario Statistico Italiano: https://www.Istat.it/it/archivio/251048
[1]i Istat, Serie storiche: http://seriestoriche.Istat.it/
[2]ii La marca da bollo sulle cambiali si applica per rendere esecutivo un titolo di credito emesso dai privati. In caso di mancato pagamento, il soggetto creditore potrà rivolgersi all’autorità giudiziaria per richiederne l’esecuzione soltanto in caso di apposizione della marca da bollo.
[3]III Si tratta di un tasso generico di utilizzo ottenuto mediante il rapporto percentuale tra il numero di cambiali emesse e la numerosità della popolazione media residente, considerata nello stesso periodo di riferimento.
[4]iv Per “assegni emessi” si intendono esclusivamente gli “assegni addebitati in conto per operazioni diverse da approvvigionamento contante”.
[5]v Si tratta di un tasso generico di utilizzo ottenuto mediante il rapporto percentuale tra il numero di assegni emessi e la numerosità della popolazione media residente, considerata nello stesso periodo di riferimento.
[6] vi Il Registro Informatico dei Protesti – REPR è stato istituito con D.L. 316/ 2000 allo scopo di tutelare chi abbia rapporti economici e finanziari con eventuali soggetti in esso iscritti come protestati.
[7] vii La Centrale di allarme interbancaria – CAI è stata istituita presso la Banca d’Italia per dare attuazione alle innovazioni introdotte dal Decreto Legge n. 507/99, in tema di disciplina sanzionatoria su assegni bancari e postali emessi senza autorizzazione o senza provvista.
[8]viii L’iscrizione al CAI comporta l’interdizione ad emettere assegni per un periodo di 6 mesi, nonché sanzioni pecuniarie e pesanti limitazioni sulla concessione del credito.
[9] ix Il numero di imprese protestate ad un certo anno è stato confrontato con il numero di imprese attive nell’anno precedente, ottenute dal “Registro Statistico delle Imprese Attive (ASIA)” dell’Istat. Tale scelta è motivata dal fatto che alcune imprese potrebbero risultare non più attive già nel corso dell’anno in cui vengono iscritte al REPR.
x I tassi delle persone nel loro complesso (degli uomini e delle donne) protestate, disaggregati per ripartizione geografica e regione, sono stati calcolati sul numero di persone (uomini e donne) per il quale è stato possibile individuare la residenza (intendendo per questa il domicilio). La quota delle persone nel loro complesso per le quali non è stato possibile individuare la residenza è pari, nel 2019, al 6,5% (al 6,6% per gli uomini e al 6,2% per le donne). Nel 2013, tale quota era pari allo 0,2% per la popolazione maschile e femminile e, di conseguenza, per il complesso della popolazione.
[10]xi I tassi delle imprese protestate, disaggregati per ripartizione geografica e per regione, sono stati calcolati sul numero di imprese per il quale è stato possibile individuare la residenza. La quota di imprese per le quali non è stato possibile individuare la residenza (intendendo per questa il domicilio) è pari, nel 2019, al 7,0%. Tale quota era pari allo 0,2% nel 2013.
[11]xii Per residenza si intende il domicilio del soggetto protestato.
[xii] xiii Esistono due forme di cambiali: la “cambiale-tratta”, detta anche “cambiale” in senso stretto, e “pagherò”, detto anche “vaglia cambiario”. La cambiale-tratta è un titolo di credito attraverso il quale un soggetto (detto traente) impone ad un suo debitore (detto trattario) di pagare al legittimo portatore del titolo (beneficiario) la somma indicata nel titolo stesso. Il beneficiario può coincidere con il traente (cambiale tratta con struttura bilaterale) oppure può corrispondere a un terzo soggetto (cambiale tratta con struttura trilaterale). Se il trattario appone la propria firma sulla cambiale, accetta la tratta e diviene debitore principale. Il pagherò è un titolo di credito che contiene la promessa incondizionata di pagamento attraverso la quale il soggetto che ha emesso il titolo si impegna a pagare al beneficiario la somma indicata nel titolo stesso.
[xiii] xiv Tra gli obbligati di regresso vi sono: il traente se, nella tratta, il trattario non accetta oppure nel caso in cui, avendo accettato, non paga; i giranti ovvero coloro che, tramite girata, trasmettono il titolo a un altro soggetto; gli avallanti ovvero coloro che garantiscono l’adempimento del credito da parte del traente e dei giranti.
[xiv] xv Gli elenchi delle causali “rifiuto pagamento assegni bancari” e “motivi rifiuto pagamento vaglia cambiari e tratte accettate” (e relativi codici) sono indicati nella Circolare del Ministero dell’Industria del Commercio e dell’Artigianato n. 3512/C del 30.4.2001.
[xv] xvi La pubblicità dei protesti, in pratica, ha anche un importante effetto sanzionatorio, dato che rende di fatto impossibile per il protestato l’accesso al credito.
[xvi]xvii La pubblicità è divenuta mensile da gennaio 2001 ai sensi del Decreto del Ministero dell’Industria Commercio ed Artigianato del 3/8/2000.
[xvii] xviii Prima dell’istituzione del Registro Informatico dei Protesti, la pubblicità dei protesti era regolata dalla legge n. 77 del 12 febbraio 1955 e consisteva nell’iscrizione dei protestati in un elenco apposito, tenuto presso il Tribunale. Una copia di tale elenco era periodicamente trasmessa alla Camera di Commercio che pubblicava i dati sui soggetti protestati in un apposito bollettino, detto “Bollettino dei protesti”.
[xviii]xix Conformemente alle disposizioni vigenti su trattamento, protezione e sicurezza dei dati personali.
[xix]xx I dati sulle tratte non accettate possono essere consultati nell’Annuario Statistico Italiano, capitolo 6 “Giustizia, criminalità e sicurezza”, tavola 6,6 (https://www.Istat.it/it/archivio/251048) oppure nella Banca Dati I,Stat (http://dati.Istat.it/).
Per chiarimenti tecnici e metodologici
Maria Giuseppina Muratore muratore@istat.it | Pamela Pintus pintus@istat.it |