Sembra per ora essere non presente con forza nella Legge di Bilancio 2023, tanto che le associazioni degli industriali hanno criticato la manovra esprimendo la loro delusione sulla mancanza di una politica in questo senso, in un momento così delicato dove le imprese soffrono i cari energetici e si vedono limitare, a causa della congiuntura economica sfavorevole, la propria redditività e le risorse per investire.
Il neo nato Ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex MISE) si è quindi mosso riscoprendo le buone prassi degli anni passati. La dice lunga anche l’interlocuzione con il leader di Azione, l’ex Ministro Calenda, che proprio a capo di quel ministero aveva lanciato la politica industriale di transizione 4.0.
L’attuale scenario prevedrebbe, sulla base di quanto già deciso nella scorsa Legge di Bilancio, un ribasso della percentuale di credito di imposta per investimenti in nuovi beni strumentali pari al 20% del loro valore, il blocco dei fondi per la formazione 4.0, un abbassamento delle aliquote anche per Ricerca e Sviluppo, il mancato rinnovo dei fondi per rifinanziare la Legge Sabatini, che le aziende hanno utilizzato per l’abbattimento dei tassi di interesse legati a finanziare i nuovi investimenti in beni strumentali nel passato.
Insomma un ritorno al 2016, ma il motivo è semplice: nonostante la manovra prevista dall’attuale Governo parli di 30 miliardi di euro circa di scostamento di bilancio, le risorse sono comunque insufficienti per poter rifinanziare in modo deciso la filiera che ha mosso per 6 anni il rinnovamento del parco macchine delle industrie più grandi nel primo triennio (grazie ai benefici dovuti all’iperammortamento) e delle PMI nel periodo 2020-2022, nonostante il lockdown, le zone rosse e il pericolo del Covid19.
Rendere strutturale questa misura è fondamentale: non si può pensare che in una manciata di anni si sia realizzato l’obiettivo per tutte le imprese di entrare in modo stabile nella quarta rivoluzione industriale, specie perché le tecnologie corrono in modo veloce: entro pochi anni gli investimenti fatti in questo periodo saranno obsoleti.
Del resto quando nel 2016 venne promulgata la Legge di Bilancio che prevedeva i primi incentivi con super ed iper ammortamento si partiva da uno scenario in cui UCIMU (l’Unione dei Costruttori Italiani di Macchine Utensili) aveva pubblicato uno studio dove emergeva una vita media delle macchine di produzione delle aziende italiane pari a 12-13 anni e già questo sembrava essere un dato allarmante. Non consentire quindi un incentivazione in questo senso nei prossimi anni ci farà tornare di nuovo ad essere meno competitivi come qualche anno fa.
La speranza è però nel PNRR. Infatti sembra che in questa prima decade di Dicembre, il Governo stia verificando la possibilità di utilizzare i fondi stanziati sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per poterle destinare di nuovo ad un piano di politica industriale con focus sulla Transizione 4.0 aumentando le aliquote di credito di imposta per i prossimi 2-3 anni sui livelli dell’anno in corso, non smettendo di incentivare la costruzione e l’acquisto di nuovi e più moderni impianti produttivi, facendo rimanere così sulla cresta dell’onda la manifattura italiana.