Il Ministro è proprio intervenuto personalmente nell’ambito della presentazione del rapporto “Il Digitale in Italia” , indagine che ha messo in evidenza, come, nonostante la difficile congiuntura economica e la crisi energetica che attanaglia le nostre imprese, il mercato del digitale italiano chiuderà l’anno in crescita del 2,1% sul 2021, cumulando così un valore che arriva a toccare i 76.836 milioni di euro, con una crescita del 3% rispetto ai primi sei mesi del 2021.
Secondo questo rapporto ad avere la crescita percentuale più sostenuta sono stati i settori dei Servizi ICT (+7,2%), spinti soprattutto dal mercato Cloud (+25,5%), e dei Contenuti e pubblicità digitale (+7,1%).
L’unica eccezione è rappresentata dai Servizi di rete (-3,9%), in calo da alcuni anni, con il settore dei Dispositivi e Sistemi che non ha visto variazioni degne di nota.
Un mercato peraltro, quello del digitale, che non da cenni di recessione, nonostante il periodo molto incerto per tutti i settori economici, e che, stando alle previsioni pubblicate dall’indagine in questione, aumenterà ulteriormente il proprio valore aggiunto e già nel 2023 si stima una crescita ulteriore del 3% sul 2022, arrivando a sfiorare gli 80.000 milioni di euro complessivi.
Suona strano, visto che il Governo attuale, almeno per ora non ha ancora trovato la quadra sul rifinanziamento del Piano Transizione 4.0 con aliquote di benefici (per lo più crediti di imposta sugli investimenti fatti dalle imprese) similari a quelle del triennio 2020-2022.
Il rapporto presentato da da Anitec-Assinform in collaborazione con NetConsulting cube, stima che per i successivi anni persino un aumento del valore del mercato digitale: si parla di un +4,8% nel 2024 (arrivando così ad un valore di 82.909 milioni di euro) e +5,3% nel 2025, con un mercato che nel 2025 potrebbe superare gli 87.000 milioni di euro.
Il sostegno a questa importante base di partenza, che in ogni caso si fa largo nelle maglie della economia, della vita quotidiana dei cittadini e delle imprese, se opportunamente sostenuta può aiutare in modo deciso a frenare la recessione e a rappresentare un asse importante di sviluppo e di crescita del nostro prodotto interno lordo.
Un chiaro messaggio anche verso la politica, che revisionando, naturalmente con il recupero oculato di risorse da altri capitoli di spesa, il piano Transizione 4.0, riportando per un periodo strutturato in almeno 3-5 anni, con una visione quindi di medio periodo, gli incentivi verso gli investimenti nei beni strumentali all’avanguardia, può fare la differenza nel dare un sostegno concreto per spingere l’economia oltre la recessione che si vede all’orizzonte.