Roma 03-11-2023. In una ricerca esclusiva appara sul noto quotidiano Milano Finanza, che ha riportato i dati della società di consulenza, Pwc, si stima che il mercato della moda sostenibile crescerà fino a circa 15 miliardi di dollari entro il 2030 (+9%) in tutto il mondo.
Il tema è molto caldo perché, come abbiamo già scritto in un altro articolo della nostra testata, il settore della moda, specie quando parliamo di Fast Fashion è, forse inaspettatamente, uno dei più inquinanti per le sue produzioni.
Filati naturali, sintetici e artificiali, che differenze ci sono?
Si parla molto dei problemi connessi alle fibre artificiali e sintetiche, che hanno in effetti una lavorazione che non deriva dai vegetali come il cotone o da fibre animali come lana o cashmere.
Ma anche i filati naturali possono avere il loro impatto. Il cashmere, ad esempio, è una delle fibre naturali più pregiate e ricercate nel mondo della moda.
Sicuramente scegliere capi lavorati con fibre naturali di ottima qualità può aiutare ad evitare di comprare di più nell’ottica di una scelta di acquisto Slow Fashion: acquistare meglio, acquistare meno. Anche in questo modo si possono ridurre gli impatti ambientali.
Si tratta di un filato che si ottiene dal vello della capra hircus, originaria della regione del Kashmir, tra India e Pakistan. Anche se è un filato naturale, tratto dall’allevamento di una razza di capra, la produzione di questo filato non è esente da costi ambientali e sociali molto elevati.
Infatti, per ottenere il cashmere si deve pettinare manualmente il sottopelo delle capre durante la muta, raccogliendo solo pochi grammi di fibra per ogni animale. Questo rende il cashmere molto raro e costoso, ma anche fonte di sfruttamento e impoverimento dei pascoli nelle zone di origine. Inoltre, il cashmere, come tutti i filati di origine animale, ha una grande impronta ecologica, in termini di consumo di acqua, energia, emissioni di gas serra e produzione di rifiuti.
Il mercato del Green Fashion e il futuro della moda
Lo scorso anno a Venezia è andato in scena il Venice Sustainable Fashion Forum, dove principali produttori di abbigliamento hanno discusso delle modalità per ovviare all’uso di filati sintetici e fibre artificiali e limitare l’impatto anche dei capi realizzati con filati naturali.
L’Italia infatti si sta dimostrando già leader delle produzioni sostenibili nel settore della moda, uno tra quelli di maggiore impatto economico e di occupazione nel nostro Paese.
Come riportato circa un anno fa sulle pagine del Sole 24 Ore la transizione sostenibile è una questione strategica per l’industria nazionale della moda che vale un fatturato di circa 100 miliardi, oltre 500mila addetti e più di 60mila aziende. D’altro canto l’ Europa ce lo richiede perché si è posta l’ obiettivo di diventare il primo continente neutrale per emissioni di carbonio entro il 2050.
Filati Rigenerati per una economia circolare della moda
Per questo motivo, molti consumatori e produttori di moda stanno cercando delle alternative più sostenibili al cashmere vergine, che siano in linea con i principi della fashability, ovvero una moda che coniuga stile e responsabilità ambientale. Una di queste alternative è il cashmere rigenerato o eco-cashmere, che si ottiene dal recupero e dalla rigenerazione di tessuti o capi di maglieria in cashmere usati o scartati.
Il risparmio di acqua, energia elettrica, carburante per trasporto e le relative emissioni di CO2 che da tutti i passaggi di produzione e di viaggio che ci sono per far arrivare nei nostri armadi un capo di abbigliamento sarebbe davvero enorme.
Il processo di rigenerazione consiste nel separare le fibre di cashmere dai tessuti, tramite un’operazione di sfilacciatura meccanica, e poi nel ricomporle in un nuovo filato, tramite una cardatura e una filatura. Il risultato è un filato di cashmere rigenerato, che ha le stesse caratteristiche di quello vergine, ma con un impatto ambientale ridotto del 92%.
Il cashmere rigenerato è quindi una soluzione innovativa e circolare, che permette di dare una nuova vita a materiali preziosi, evitando lo spreco e il degrado delle risorse naturali. Il cashmere rigenerato è anche una scelta di lusso sostenibile, che offre ai consumatori la possibilità di indossare capi di alta qualità, duraturi e confortevoli, senza rinunciare alla bellezza e all’eleganza.
Il cashmere rigenerato è già presente sul mercato, grazie a diversi brand che hanno deciso di adottare questa pratica nella loro produzione.
Staremo a vedere le frontiere della sostenibilità dove porteranno l’industria tessile e della moda, in attesa di centrare gli obiettivi intermedi ambientali che l’Unione Europea si è data per arrivare alla netrualità nel 2050 con un check già nel 2030.