Alla fine della seconda guerra mondiale, si iniziò a parlare di qualità in maniera sistematica grazie al Giappone che dovette trovare uno strumento che gli permettesse di riprendersi dalla profonda crisi economica nella quale si stava dibattendo dopo la durissima sconfitta subita alla fine del secondo conflitto mondiale.
Una nazione senza risorse e materie prime, non poteva che dirigere i propri sforzi verso l’industria di trasformazione e cercare di guadagnare una leadership in questo ambito. (Ci ricorda un caso a noi molto ma molto vicino… non credete?)
La qualità e il successo industriale a questa connesso, per i giapponesi divenne uno strumento di rivalsa davanti al mondo occidentale. Non si trattava, però, della qualità di prodotti ottenuta secondo i canoni della cultura industriale del tempo ma di una qualità dei processi e della produzione in grado di generare prodotti migliori a costi inferiori.
A partire dagli anni ’50 dello scorso secolo inizia a farsi strada il “modello giapponese”, antitetico rispetto al modello occidentale, che aveva i suoi limiti nella divisione del lavoro e nell’incapacità di soddisfare la variabilità della domanda.
Secondo i giapponesi il rispetto delle specifiche di produzione non era più sufficiente, occorreva pensare anche a specifiche organizzative. Iniziò a farsi strada l’idea che le aziende ben strutturate, che attuavano strategie corrette e che applicavano procedure e istruzioni operative, fossero in grado di offrire ai propri clienti un’adeguata soddisfazione delle aspettative e dei requisiti.
Nel 1947 Deming, un nome molto noto per chi si occupa di “Qualità”, fu chiamato dal Supreme Command for the Allied Powers (SCAP) per aiutare la preparazione del censimento del 1951 in Giappone.
Fu così che Deming iniziò a collaborare con i docenti giapponesi di statistica, entrando in contatto con la cultura giapponese.
Nel 1950 Deming, su invito della JUSE (Union of Japanese Scientists and Engineers), tornò in Giappone per condurre alcuni seminari dedicati ai manager delle aziende giapponesi ed incentrati sulle questioni inerenti il controllo qualità e sulla cultura della qualità nelle organizzazioni. Sembra che i seminari ebbero talmente tanto successo che Deming fu di nuovo invitato in Giappone nel 1954 e nel 1960 per parlare di questi temi e al suo nome lo JUSE attribuì un premio (“Deming Prize”) conferito ogni anno alle aziende che hanno conseguito risultati migliori in ottica qualità o a persone che hanno dato il loro importante contributo allo sviluppo della teoria della qualità.
Oggi grazie alla Trasformazione Digitale della Produzione e dei Sistemi di Gestione possiamo ripartire dai concetti di Deming, raccogliere dati, supportare il processo decisionale, puntare al miglioramento dei processi, abbattere i costi, aumentare la qualità: fare insomma quello che ci chiede la norma ISO 9001.