“I medici, ovviamente. Ma non solo loro. La pandemia ha anche altri eroi e, fra questi, sicuramente i piccoli e medi imprenditori italiani”. A parlare è Francesco Cardone, consulente aziendale che nel corso dell’emergenza Covid ha studiato a lungo gli effetti procurati sulle aziende italiane: “Le pmi – afferma – rappresentano da sempre il tessuto produttivo del nostro Paese. Hanno sempre generato reddito e occupazione, formando diverse generazioni. Mezzo milione (il 10% del totale) ora però sono a rischio chiusura, e questo metterebbe potenzialmente in difficoltà tre milioni di famiglie”. Uno tsunami che rappresenterebbe di certo un duro colpo al tessuto sociale: “Ma una speranza c’è – sostiene Cardone – ed è tutta nel coraggio dei nostri imprenditori. Noi spesso leggiamo che sono sfruttatori, evasori, farabutti. Capaci solo di guardare ai propri interessi. Certo, ci sono. Ma i veri imprenditori sono altro, molto altro. Sono persone in grado di adattarsi ai cambiamenti, anche quelli più duri. Dei camaleonti che ragionano per il bene della propria azienda e quindi del sistema produttivo di cui fanno parte”.
Cardone ha scritto un libro sul tema, dal titolo “Tu sei un eroe”: “In trent’anni di lavoro – spiega – ho conosciuto e aiutato tanti imprenditori e, in loro, ho sempre visto degli eroi. A maggior ragione in questo periodo storico. Così, ho voluto parlare proprio a coloro che spesso si trovano da soli di fronte a problemi e decisioni da prendere. Le persone non sanno cosa significhi rinunciare alle sicurezze di un posto fisso e, conseguentemente, a una vita ‘normale’ pur di inseguire un sogno. Non sanno cosa voglia dire investire tutto ciò che si ha (tempo, denaro, energie e anima) pur di realizzare dei progetti”.
Eroi, dunque. Ma come lo si diventa? “Sono tre – chiosa Cardone – i pilastri su cui si basa il successo di un imprenditore. Tre termini che considero imprescindibili: educa, cresci e proteggi. Educa perché fondamentale è la formazione costante e continua sia dell’imprenditore sia dei suoi collaboratori. Cresci perché bisogna puntare sulla redditività aziendale, per poi unirla al concetto di margine di contribuzione. Proteggi perché va tutelata l’azienda e il suo patrimonio. Ma affinché tutto questo sia realmente possibile, bisogna essere pronti ad effettuare un cambiamento, uno switch. Nel momento in cui l’imprenditore si rende conto che il suo prodotto/servizio non rispecchia i bisogni dei clienti, deve essere pronto a rimettere ogni cosa in discussione. Senza flessibilità, del resto, si rischia solo di farsi del male”.
Ma flessibilità non può far rima con pessimismo: “L’imprenditore – conclude Cardone – deve godersi i momenti di mare calmo e vento in poppa, ma non deve mai negare l’evidenza, e cioè che una tempesta improvvisa e inaspettata potrebbe sorprenderlo in ogni momento. È proprio quando non si è alle prese con una crisi, proprio quando non si hanno le mani occupate, che bisogna darsi da fare per monitorare e prevenire potenziali rischi. Monitorare il rischio d’impresa, per un imprenditore, significa quindi comprendere che non è importante fare una vendita, ma incassare una vendita. Ciò che conta non è il fatturato, ma la redditività di un’azienda.
Spesso gli imprenditori si limitano a parlarmi dell’incremento del fatturato ottenuto, quando però chiedo loro di quanto sia aumentato il loro EBITDA o quale sia il loro Margine di Contribuzione, improvvisamente ammutoliscono. Serve imparare a fare impresa”.