Il tema è importante: i lavori del presente e sempre più quelli del futuro, caratterizzati sempre meno da conoscenze di tipo tecnico, ma soprattutto da capacità di apprendere continuamente, di essere empatici nell’ascoltare, nel comunicare al meglio, nel gestire lo stress, capacità di fare più cose ed essere versatili ed adattabili, di creare una leadership positiva e proattiva, risolvere problemi, necessitano decisamente di una revisione delle conoscenze e delle competenze dei lavoratori attuali e di quelli che si stanno preparando per entrare nel mondo del lavoro.
La scuola infatti e l’Università, non è un mistero per nessuno, attualmente sono basate sostanzialmente su un modello di insegnamento che prevede il trasferimento di concetti, nozioni e conoscenze (sempre più esclusivamente teoriche) che il discente impara leggendo e studiando libri, troppo spesso memorizzandole in modo acritico, per poi dimenticarle dopo l’interrogazione o l’esame che saranno oggetto di quell’argomento.
In ogni modo il sistema scolastico tende a consegnare allo studente informazioni di natura tecnica, conoscenze di tipo “hard”, mentre in nessun programma scolastico si fa riferimento esplicito all’insegnamento di competenze “soft”, quelle più cercate, a quanto pare, oggi nel mondo del lavoro.
Quelle competenze, parliamo delle “soft skills”, sostanzialmente consentono di evolvere continuamente e dare valore aggiunto in azienda a prescindere dal ruolo che si ricopre, specie perché questo sarà sicuramente in continua evoluzione, anche all’interno della stessa azienda, vuoi perché cambiano le tecnologie, vuoi perché si aggiornano e si modificano i processi, vuoi perché certe funzioni aziendali vengono esternalizzate o spariscono e devi riadattarti a fare dell’altro.
Esistono però sul mercato e le aziende stesse si sono attrezzate, nei casi più virtuosi, con Academy interne, percorsi dedicati alla conoscenza e allo sviluppo di soft skills. Soprattutto possono insegnare a conoscerne il significato, visto che sui modelli di CV Europeo tanto in voga in Italia, già appaiono per default alcune soft skills di cui spesso il candidato non ha la più pallida idea di cosa significhino davvero. Ecco allora che sul CV di Mario Rossi appare nella sua sezione dedicata la “capacità di lavorare in team” o l’attitudine al “problem solving”, magari sono invece tutte da sviluppare ancora.
Dare importanza a queste capacità sarà fondamentale già da domani e così chi scrive un CV dovrà realmente possederle e chi lo analizza dovrà seriamente comprendere fino a che livello sono doti effettivamente presenti nel candidato.
Esisterebbe un modo molto singolare, probabilmente, che vuole anche essere forse una provocazione, di scovare da subito certe abilità nel candidato, dandole per assodate matematicamente. Rileggiamo meglio quali sono le principali soft skills:
- Ascolto empatico
- Gestione dello stress
- Versatilità ed adattabilità
- Leadership proattiva
- Problem Solving
Leggendoli e ripercorrendo ciò che normalmente fa una mamma nel suo ruolo di guida, educatrice e formatrice della propria prole, sembrerebbe che tutte queste abilità se non le ha già innate, dovrà sicuramente svilupparle per poter sopperire alla propria funzione cui è chiamata dalla natura.
Insomma a ben vedere sembrerebbe che da un lato abbiamo già la soluzione nell’avere sul mercato persone già naturalmente dotate di tutte le soft skills necessarie e dall’altra una soluzione ad un problema ancora più grave: l’impossibilità o la difficoltà nel lavorare da parte delle mamme, o persino di non trovare più lavoro dopo aver ricoperto questo importate ruolo familiare e sociale.
Un vero paradosso visto che potrebbero essere invece un pilastro fondamentale nello sviluppo e nella creazione di valore aggiunto all’interno delle imprese che chiedono a gran voce persone in possesso di reali “Soft Skills”.